Pensione per chi assiste un disabile: Ape Social o pensione anticipata

Con l’arrivo del 2018 arrivano dei rafforzamenti in merito alla pensione anticipata cui possono accedere i soggetti che assistono un disabile e spesso per cause di forza maggiore, sono costretti a dover rinunciare al proprio lavoro per prendersi cura di un coniuge o un parente con handicap grave. Come stabilito dalla legge 205/2017 articolo 1 co. 162, i lavoratori che assistono un parente convivente disabile che abbia già compiuto i 70 anni di età, o i soggetti stessi affetti da patologie invalidanti, possono beneficiare dell’Ape Sociale o della pensione anticipata. Tali agevolazioni possono essere richieste dai lavoratori del settore pubblico, ma anche dai lavoratori del settore privato e i lavoratori autonomi regolarmente iscritti presso le gestioni speciali o la gestione separata.
Cos’è l’Ape Social?
Si sente tanto parlare di Ape Social, ma quali sono i requisiti? A chi spetta? Qual è la somma corrisposta? Pochi sanno realmente come stanno le cose. Analizziamo nel dettaglio tutti gli aspetti per capire bene di cosa stiamo parlando. Come stabilito dalla legge di bilancio 2017, articolo 1 comma dal 179 al 186, per alcuni soggetti è prevista un’indennità erogata dall’INPS a carico dello Stato al fine di aiutare persone con determinati requisiti.
Secondo la legislazione l’Ape Social spetta ai:
- Disoccupati che hanno finito di percepire da almeno tre mesi la disoccupazione;
- Soggetti che al momento della richiesta o da almeno sei mesi assistono il coniuge, il marito/ la moglie o un parente di primo grado convivente affetto da handicap grave;
- Invalidi civili che hanno un’invalidità pari o maggiore al 74%;
- Dipendenti che hanno svolto o svolgono ancora da almeno sei anni un lavoro che rientra nella categoria delle attività usuranti, indicate nell’allegato A del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23 maggio 2017, n. 88.
Tali soggetti ovviamente devono rispondere determinati requisiti da possedere al momento della domanda. Le caratteristiche da soddisfare sono aver compito 63 anni di età, avere almeno 30 anni di anzianità contributiva o 36 anni per i soggetti che effettuano o hanno effettuato un lavoro “usurante” ed infine non essere titolari di pensione diretta.
La somma che spetta ai soggetti sopra indicati è pari all’importo della rata mensile calcolata al momento dell’accesso all’indennità o pari a 1500 euro. Questa non è reversibile e decade in caso di decesso del titolare.
Cos’è la pensione anticipata?
Chi assiste un disabile, in alternativa all’Ape Social c’è la possibilità di chiedere la pensione anticipata, conosciuta anche come quota 41. Con il termine “quota 41” si fa riferimento alla proposta di pensionamento dedicata ai lavoratori precoci cui si fa riferimento solo conteggiando gli anni di versamenti dei contributi, senza valutare l’età del soggetto. E’ una pensione pensata quindi per chi già lavorava prima di aver compiuto i 18 anni di età.
I soggetti che possiedono 41 anni di contributi e hanno svolto almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima di aver compiuto 19 anni di età e assistono un familiare disabile con handicap grave (legge 104 del 5 febbraio 1992 articolo 3 comma 3) convivente, possono chiedere la pensione anticipata. Non si tratta di un prestito prepenzionistico, ma di una vera e propria pensione anticipata non soggetta ad alcuna decurtazione o tagli. A differenza dell’Ape Social, la quota 41 non ha un limite temporale, ovvero non si attende la scadenza che ci sarà nel 2018 per cui bisogna attendere un rinnovo. Possono richiedere la pensione anticipata anche i soggetti che hanno un’invalidità civile superiore o uguale al 74%.